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In questi ultimi anni con il mio lavoro ho avuto modo di sperimentare quanto lo stress sia divenuto il male del secolo. Certo, esistono ancora persone che riescono comunque a destreggiarsi nella società di oggi con molta serenità, ma si tratta di mosche bianche. La maggior parte della gente è sempre di corsa e, nel correre, si perde l’inebriante bellezza del momento presente, il fluire del respiro, la percezione del proprio corpo, i propri stati d’animo, la bellezza della natura, nonché quei campanelli d’allarme che, sotto forma di messaggi velati, differenti per ognuno di noi, il corpo quotidianamente ci invia.

E invece impariamo a vivere il momento presente.

Quando la confusione ci assale sediamoci, possibilmente in un luogo tranquillo, socchiudiamo gli occhi e osserviamo. Senza fare nulla di particolare. Semplicemente osserviamo. Osserviamo il nostro respiro, i nostri pensieri, le nostre emozioni, un po’ come se per un attimo prendessimo quell’enorme zavorra che ci portiamo sempre sulle spalle e la poggiassimo per terra assaporando la meraviglia che nasce dall’osservare le cose così come stanno, astenendoci dal giudizio e dal cercare di interferire su di esse per cambiarle a nostro piacimento.

Questa naturalissima intenzione può da sola ricreare il terreno ideale per passare dalla condizione dell’agire, che apparentemente, ma solo apparentemente, sembrerebbe essere più utile, a una condizione legata alla consapevolezza dell’essere. Per farlo non serve essere degli yogi o degli illuminati. Tutti possiamo ritagliarci qualche minuto della giornata per coltivare la consapevolezza e divenire più intimi con i nostri stati d’animo.
E se spendere dieci minuti del proprio tempo può sembrare assurdo e improduttivo, provate! Magicamente vi accorgerete dell’enorme guadagno che nasce dal vedere le cose con maggiore chiarezza, ordine e semplicità.

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